Liumanwen, Still Villa Adriana, 2014, olio su tela, cm 60x140
La lunga esperienza artistica, la formazione accademica anche internazionale, lo studio della grande arte italiana e l’ammirazione per i suoi capolavori, appartengono con evidenza al patrimonio dei maestri Ding Yilin, Liu Manwen, Wang Weixin, Yin Xiong, Zhou Zhiwei.
Nelle opere realizzate per il progetto Grand Tour si dimostrano vedutisti di pregio, allo stesso tempo, però, restano dei superbi calligrafi. Non nel senso occidentale, ma nel più profondo significato filosofico che il pensiero confuciano e taoista attribuisce al gesto della scrittura. I loro quadri sono lettere dalla Cina all’Italia, lettere d’amore, ispirate e intense in cui la maestria pittorica nasce da quella sospensione del respiro, da quel controllo della mano che non sono mai istintivi, anche quando sembra che l’atto di pittura avvenga con la facilità e la felicità di un automatismo creativo.
Uno dei grandi acquerelli del maestro Wang Weixin è dedicato al Canopo di Villa Adriana: una cariatide, un sileno e l’abside che fa da sfondo sono suggeriti solo da velature leggere. Questo acquerello mentre ritrae un paesaggio reale, lo trasforma in un luogo spirituale con l’uso moderato del colore. Il maestro Wang Weixin, che è anche un grande disegnatore e incisore, legge la realtà solo trasformandola in segni. Il suo Grand Tour è un diario scritto per immagini.
Prendiamo alcuni panorami di Zhou Zhiwei: colline morbide, verdi pastosi, quinte di monti che spingono verso cieli di un grigio appena sfumato e che con esso si impastano, su esso si infrangono. Una descrizione naturalista, cromatica, eppure i colori, le linee, l’immagine tradiscono una visione che non appartiene all’ordine delle cose. E’ il respiro del mondo che appartiene alla terra, all’acqua e prima ancora al pensiero che le nomina, le immagina, le racconta e le dipinge.
Anche Liu Manwen elude il particolare, evita l’ornamento. Quando dipinge famose rovine senza paura del colore pieno o quando ritrae uno scorcio di Tuscania con marroni bruciati e primitivi, le sue raffinate visioni guardano al simbolismo che a sua volta si ispirava alla spazialità e al cromatismo dell'arte orientale in un circuito inesauribile degli sguardi. Realismo mistico che spinge la pittura oltre la dimensione visiva e temporale che pure c’è, ma che l’artista solleva come un sipario per rivelarci una scena simbolica e reale, come un esagramma del libro dei mutamenti.
Un maestro come Ding Yilin che sa come far convivere gli insegnamenti del Rinascimento con il realismo socialista, dipinge nel suo Grand Tour opere che giocano con la luce, ma in un panorama agreste ecco in primo piano rami leggeri e un tenero fogliame che non fanno ombra. E’ un’ immagine grafica, a due dimensioni e racconta tutta la nostalgia dell’autore per una scrittura pittorica fatta di segni che non deve nulla alle convenzioni occidentali della prospettiva.
Lo sguardo di Yin Xiong si è soffermato anche su degli interni. Sono due quadri che ritraggono lo studio dell’artista Alessandro Kokocinski a Tuscania. Yin Xiong sa bene che ritrarre lo studio di un artista è come svelare la sua personalità intima e profonda. Come nell’antica pittura cinese, le cose hanno una voce silenziosa ed eloquente e possono narrare il mistero di un uomo e dei suoi paesaggi interiori.
(Tiziana Gazzini)
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