Mostre
18 giugno-31 luglio 2016
Primitivo e contemporaneo
Paolo Martellotti, Serge Uberti, Rafael Vanegas
dialogano con la collezione di Arte Tribale
di Carmen Moreno
SPOLETO, Salara Vecchia 5
Nella mostra di Spoleto, la preziosa collezione costruita negli anni dalla passione di Carmen Moreno per le culture tribali di Africa e Asia, si confronta con le opere di Martellotti, Uberti, Vanegas, in un dialogo non occasionale, ma necessario.

 

Primitivo e contemporaneo, la mostra che si inaugura sabato 18 giugno nello spazio di via della Salara Vecchia 5 a Spoleto, è ben rappresentata dal suo titolo. La preziosa collezione costruita negli anni dalla passione di Carmen Moreno per le culture tribali di Africa e Asia, si confronta con le opere di artisti come Paolo Martellotti, Serge Uberti, Rafael Vanegas in un dialogo non occasionale, ma necessario.
La collezione ha avuto a lungo sede in una piccola galleria a Trastevere, Uberti lavora in un cortile piccolo e segreto in via della Lungara a Roma. A poche decine di metri, Martellotti crea le sue sculture in un ampio giardino sul retro del suo studio da architetto. Vanegas realizza le sue opere tra lo studio di Trastevere e un angolo verde e appartato alle spalle di Orte. A legare questi artisti con la collezione di Carmen è l’appartenenza a una stessa tribù metropolitana. Codici di appartenenza e di espressione, percorsi (culturali e urbani) se non del tutto comuni, decisamente affini, garantiscono la proficuità del dialogo, la non arbitrarietà delle scelte.
Una trentina di oggetti di straordinaria fascinazione e storia della collezione Moreno scandiscono le tappe di un percorso ascensionale (lo spazio di via Salara Vecchia si sviluppa su tre livelli) dove si incontrano le misteriose sculture di Martellotti (legno, chiodi, corda) e alcune sue tecniche miste, passando attraverso gli alberi rituali e i loro guardiani, le porte sacre e i vascelli volanti di Uberti, sfiorando i “fiori del male”, simboliche astrazioni di una selva di sessi maschili e femminili molto ben mimetizzati, di cui Vanegas inonda i suoi quadri.
Circa cinquanta opere “contemporanee” insieme a una trentina di pezzi “primitivi” e preziosi: maschere rituali, tessuti antichi, sculture e idoli aboliscono i tradizionali confini cronologici perchè tutto è uguale a tutto e tutto è contemporaneo qui e ora, in una feconda contaminazione.
Questo particolarissimo cocktail estetico lo scorso anno ha avuto una sorta di anteprima a Roma nell’angolo che Carmen Moreno occupa con la sua Associazione nella sede del Buon Pastore oggi Casa Internazionale delle Donne. Un’iniziativa talmente centrata da andare parzialmente in tournée con le opere della collezione Moreno e di Serge Uberti, nelle vertine di Valentino a Roma, Milano, New York, Parigi, Hong Kong, Londra, in un altro possibile dialogo estetico, questa volta con la collezione della maison ispirata all’Africa.
A Spoleto il modulo si è sviluppato. Complice anche l’aria della città che dal 24 giugno al 10 luglio ospita, per la 59^ volta, il Festival dei Due Mondi e così fortemente segnata dalla presenza del contemporaneo in dialogo permanente con la memoria storica (dal Teodelapio di Alexander Calder al Museo di Arte Contemporanea di Palazzo Collicola, ecc.).
Una città pronta al confronto tra primitivo e contemporaneo.

Paolo Martellotti
Romano, architetto e docente di museografia attivo a livello internazionale, dagli anni ’70 affianca all’attività di progettazione, restauro e riuso dei beni culturali e monumentali, un costante lavoro d’artista, scolpendo sculture progettate e costruite col rigore richiesto dal più solido degli edifici e con uno sguardo rivolto a forme simboliche universali. Artistici sono anche i suoi modelli visionari d’architettura, in un libero scambio tra espressioni creative. Ha esposto in personali e collettive, oltre che in Italia, in Francia, Germania, Inghilterra, Corea, Paesi Arabi, Usa, Russia. Recentissimi gli allestimenti per la mostra Solo Italia all’Istituto Centrale per la Grafica di Roma e per l’esposizione Eva’s beauty case al Landes Museum di Bonn. Ha al suo attivo numerosi volumi che documentano il suo pensiero e la sua produzione.

Serge Uberti
Francese, vive e lavora a Roma dal 1991. Non ha frequentato scuole di Belle Arti e ha iniziato il suo lavoro di pittore a trentadue anni per un incontro, per degli incontri. Il suo è un umanesimo naturalistico. Lavora in esterno e pioggia, sole, vento intervengono direttamente nelle sue opere. La pioggia poi fa un lavoro di pulizia togliendo dalla tela il superfluo lasciando l’essenziale: il segno, la traccia su cui applicare, a collage, monotipi e altre carte disegnate preferendo sempre le polveri e i colori delle terre. Gli alberi rituali di Uberti possono uscire dalla superficie piana per ergersi su barche scolpite a tecnica mista, pronte a varcare i mari del tempo. Tra le sue recenti mostre, l’intervento artistico presso gli scavi di Crustumerium, sito archeologico vicino Roma, il tour mondiale nelle vetrine di Valentino e una personale a Montpellier.

Rafael Vanegas
Nato in Colombia, a Bogotà, dopo aver studiato Storia dell’Arte a Parigi, alla Scuola del Louvre, Scienze Audiovisive all’Università di Vincennes e Tecniche della fotografia presso la Società francese di fotografia, vive e lavora a Roma da una trentina d’anni. E’ passato alla pittura portando con sé il gusto del bianco e nero e l’umore tutto latino per un’ironica contaminazione di sacro e profano. Simboli erotici e icone religiose non temono di contaminarsi sulle grandi superfici dei suoi quadri che sono stati esposti in Europa e in Sud America. La chiave di lettura psicoanalitica delle sue opere è talmente autorizzata da aver ispirato anche il titolo di un’ ampia personale che Bogotà gli ha dedicato: Totem e Tabù. Una desacralizzazione dei temi religiosi che fa da contraltare alla sobria, astratta, iconicità primitiva con cui tratta la simbologia sessuale.

Arte Tribale
E’ l’Associazione Culturale fondata da Carmen Moreno, colombiana e grande collezionista di arte tribale che una trentina d’anni fa ha iniziato un viaggio di passione e studio attraverso le antiche culture di Africa e Asia. Un viaggio verso le radici dell’umanità che l’ha portata a incontrare e collezionare oggetti che risalgono anche al XVIII secolo.
L’Associazione Culturale nasce in tempi recenti, dopo la chiusura della piccola galleria che Carmen aveva a Trastevere, in via della Lungara, per approfondire le conoscenza di tutte le espressioni delle culture tribali, con la collaborazione di studiosi, artisti, collezionisti e anche semplici appassionati. Una costante ricerca aperta a nuove strade, come il confronto con le espressioni dell’arte contemporanea.