Visti
L'inchiesta
Con il romanzo di Roger Salloch "Una storia tedesca", Miraggi Edizioni inaugura la collana Tamizdat

L’INCHIESTA

di Tiziana Gazzini

Le ragazze di Balthus, coi nomi di Lotte e Rebecca, si aggirano per le strade di Berlino. E’ il 1935 e insieme agli squadroni delle SS, attraversano i viali berlinesi con il languore erotico della loro adolescenza.

Una Germania nazista guardata con la pietas filosofica di un detective intento alla stesura del più impossibile dei verbali per un’inchiesta dove a saperla lunga sono le cose, ferme e loquaci, capaci di sentimenti e pensieri, di denunce e assoluzioni, le uniche che valga la pena interrogare.
Il detective è Roger Salloch, scrittore, sceneggiatore, commediografo e fotografo statunitense che vive e lavora a Parigi e il verbale è il suo romanzo Una storia tedesca. Salloch lo ha scritto in inglese (Along the railroad traks), ma il libro vede la luce nella traduzione italiana a cura di Laura Berna per la casa editrice Miraggi che inaugura così la nuova collana Tamizdat, termine che indicava nel blocco comunista e in URSS le opere straniere fatte circolare clandestinamente.
Opere di resistenza, nella collana pensata da Francesco Forlani e Alessandro De Vito, per loro natura politiche perché l’oltre da cui arrivano riguarda la scrittura, il pensiero, le percezioni.

Per ascoltare, nel libro incantato di Salloch, bisogna guardare, per guardare, lo sguardo si rivolge agli spazi vuoti, come quelli lasciati dall’incursione nazista nelle sale del XX secolo della Stadt-Galerie. Gesto di palese insurrezione a ogni potere costituito, prima di tutto alle abitudini dei circuiti mentali tradizionali. “Non c’è niente da guardare qui.”, dice uno dei personaggi della delegazione ufficiale che attraversa le sale della Galleria riempiendole col rimbombo degli stivali. “Siamo qui per questo.” Risponde il maestro d’arte Reinhardt Korber, sorpreso nel bel mezzo della più eccentrica delle lezioni. Una lezione al vuoto, al bianco. E l’allieva Lotte (più sapientemente seduttiva di quanto fosse Lolita col prof. Humbert Humbert), ribadisce “Siamo qui per chiudere gli occhi.” Le sinapsi, con Salloch, fanno il salto nel cerchio di fuoco e si liberano dalle costrizioni percettive. Lo spazio lasciato bianco da un Nolde e dai suoi troppi colori, in Salloch non racconta solo dello sterminio dell’ “arte degenerata”, ma è l’eloquente indizio del mistero della pittura e dell’immaginazione. Dipingere è far accadere le cose e l’arte, ogni arte dice Korber, il protagonista del libro di Salloch che l’arte la insegna, “va a tentoni attorno a una scatola piena e scopre un’altra scatola con al suo interno nient’altro se non misteri che risuonano”. Sono le Correspondances baudeleriane. E’ il simbolismo. Alcune pagine di Salloch sono veri e propri trattati di estetica. Dove l’autore dichiara la natura simbolista del suo lavoro. Non può che essere clandestino un libro come questo. Come sono clandestine le idee, le teorie, le pratiche che vanno “controsenso”. E’ la supremazia dell’arte sulla vita – simbolismo, estetismo, dandismo – “La vita è piena, ma l’arte vuole più di quanto la vita possa offrire”, continua il maestro Korber, parlando con l’allieva Rebecca.
Una scrittura che suscita immagini, che lavora su e con le immagini e spinge verso un abbandono panico. Lotte e Rebecca, amiche del cuore, intente nell’angolo di un’aula a suonare una viola, sono sorprese come in un salon balthusiano in attesa di un futuro che le dividerà. Lo schizzo a mano libera tracciato da Salloch è molto chiaro. Per Rebecca, ebrea, ci sarà la fuga dalle persecuzioni naziste. Per Lotte, ariana, nemmeno quella fuga sarà possibile. Miraggi, editore dalla grafica sofisticata sempre in continuità col senso dei libri pubblicati (le cover di Miraggi, sono come cornici d’autore), costruisce per Salloch un’immagine-copertina tutta di matite che sono allo stesso tempo strumento della scrittura e del disegno. Una storia tedesca è un libro che resiste, a partire dalla cover, che non si lascia sintetizzare e che pretende di essere letto. E riletto. Affermazione della supremazia della letteratura. Del potere sciamanico della parola che sa andare oltre se stessa.

I tre Re
La voce di Salloch non è mai stentorea. La traduzione di Laura Berna la restituisce soave e sussurrata. Soavità e sussurri appartengono al senso del libro più della sua trama esplicita. Una storia tedesca sta stretta nella categoria del romanzo e sta stretta nel genere saggio. Lo scrittore/detective procede per illuminazioni con uno sguardo di comprensione per le storie e per la Storia. Come i Re Magi, Salloch è attratto da un percorso indicato dal transito di una stella cometa che lo porterà a qualche sorprendente destinazione.
Il maestro d’arte Korber ha raccontato a Lotte e Rebecca, le allieve che lo turbano, la storia dei Magi. Insieme alle ragazze ha realizzato un trittico per una lampada da regalare a sua madre che ha l’ossessione dei tre re. La parabola della stella disegna in poche pagine una metafora di ogni “soluzione finale”. I Magi ingannano Erode e non tornano a riferirgli il luogo in cui si trova il nuovo Re dei Giudei. Seguiranno le indicazioni di un sogno e salveranno se stessi e anche il bambinello, ma la loro astuzia scatenerà la furia di Erode e la strage degli innocenti. Il detective si domanda a margine dell’inchiesta: perché nessun credente “ha mai provato a fermare Erode?”. Non c’è risposta possibile. La Storia non ammette domande del genere e nemmeno le storie si possono interrogare così. Ma queste domande un bravo detective non può non porle anche se sa che ogni astuzia chiede il suo prezzo.

Frau Ely
Roger Salloch è un vero scrittore e sa come contrastare l’impotenza dell’indagine da lui stesso avviata. Un compito che affida a un personaggio chiave, Frau Ely, insegnante di Storia nella scuola del maestro Korber. Salloch ci presenta il suo guardaroba tutto blu e descrive con pregevole minuzia da rivista di moda i capi semplici e ricercati che Frau Ely indossa. Grazia e solidità ispira la più che cinquantenne Frau Ely che compare a metà del romanzo.
Con scrittura potente e chiara lei scrive sulla lavagna la lezione del giorno sulla Storia della Germania per allievi che non leggono più libri. Lei pretende solo che copino la lezione parola per parola, anche senza capire. Ma verrà il tempo. A più riprese, Salloch ci parla del ruolo attivo della pazienza. Ha pazienza Frau Ely, e il maestro Korber ha imparato da sua madre che anche pazientare è fare, che anche aspettare è amare.
La lezione di storia di Frau Ely ci avvisa anche di qualcosa d’altro. Nel testo scritto sulla lavagna, Salloch ci regala uno scarto di stile “magistrale”, che è poi quello di cui sono capaci solo i veri scrittori. In un paio di pagine impartisce al lettore una lezione di scrittura e di storia della Germania chiara e precisa, didatticamente efficace. Viene quasi voglia di suggerire a Salloch di scrivere anche libri di storia, magari con l’eteronimo di Frau Ely. Come J.M. Coetzee ha affidato al personaggio di Elizabeth Costello le riflessioni sulla responsabilità dello scrittore nel raccontare il Male. Una storia degli Stati Uniti, della Francia, dell’Italia, ecc., scritta da Salloch, ma affidata alla lavagna di Frau Ely, con la consapevolezza che solo il tempo e la pazienza, alla fine, sveleranno i colpevoli. E porteranno a termine l’inchiesta.

La geisha
La verità è come una geisha giapponese. Di lei non si sa nulla. Un concetto che a caratteri gotici compare sulle pareti di qualche caffè e che colpisce Korber. Ma certo, il maestro Korber lo sa bene. La verità esiste solo se qualcuno la disegna, la dipinge, o almeno la pensa per immagini, come fa lui. E se non la impiastricci di biacca e non usi kimoni colorati per addobbarla, se non riesci a trasformarla in una rappresentazione, la verità ti svelerà il suo mistero: di lei non si sa nulla perché non c’è nulla da sapere. E l’inchiesta di Salloch che vede protagonista il maestro d’arte potrebbe togliersi il kimono da romanzo per indossarne un altro e diventare la traccia di una straordinaria mostra. Qualche Balthus, qualche espressionista tedesco, Matisse, Gauguin, Van Gogh, Piero della Francesca, Botticelli. E naturalmente tutto l’album di schizzi di Herr Korber.
Nelle ultime righe del libro il maestro Korber sigla con matita nera e morbida (quelle in copertina sono forse così) il disegno della casa di Rebecca che galleggia su una foglia portata via da un fiume “verso il futuro come un sogno in una sfera di verto, un sogno protetto dall’artista che lo ha messo lì.” E regala il disegno a Frau Ely.
La crisi del senso è il primo passo verso il senso critico. In giorni d’inventario e di ricognizione delle scorte, mai fare a meno di un artista che depone sogni in sfere di vetro e li protegge con una materia così fragile e trasparente che nessuna censura (e nessuna inchiesta) potrà mai individuare.

Roger Salloch, Una storia tedesca, Torino, Miraggi Edizioni, 2016 – pp 176, euro 16,00 - euro 6,49 (Ebook)

www.miraggiedizioni.it www.twitter.com/MiraggiEdizioni http://pinterest.com/miraggiedizioni www.facebook.com/miraggi.ed www.facebook.com/miraggi.edizioni www.youtube.com/user/MiraggiEdizioni/videos