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Blu di Prunas
Testo di Tiziana Gazzini per il Catalogo della mostra "Al blu di Prussia. Dal Gruppo Sud al MAC". Arte a Napoli nel dopoguerra (Napoli, 13 ottobre 2016 - 7 gennaio 2017)

Pasquale Prunas in una foto di Chiara Samugheo  

Pasquale Prunas (1924-1985) è il primogenito del conte Oliviero comandante della scuola militare della Nunziatella che sorge alla fine di via Monte di Dio e domina Napoli dalla collina di Pizzofalcone. Guido Mannajuolo è il primogenito di Giuseppe, ingegnere, imprenditore e costruttore di edifici che hanno tracciato il volto Liberty di Chiaia e della città.
Pasquale non farà la carriera militare e nel 1945, a soli ventun anni, fonderà la rivista di cultura “SUD”. Guido non farà l’ingegnere e nello stesso anno aprirà la galleria d’arte “Al Blu di Prussia” a palazzo Mannajuolo, il palazzo di famiglia su via Filangieri.
Due personalità particolari cresciute a poca distanza l’una dall’altra con una formazione indipendente e una passione per la cultura e l’arte che porta Pasquale e Guido a diventare nel dopoguerra protagonisti di itinerari culturali diversi, ma paralleli che qualche volta (come in occasione di questa mostra) si incrociano ancora.
Guido scrittore, amico di artisti, gallerista per passione, più mecenate che mercante, Pasquale intellettuale estremo e precoce, dotato del magnetismo dei capiscuola, dei maestri, di quelli che fanno succedere le cose e intorno vedono crescere una generazione di altri intellettuali che porteranno il loro seme in altri luoghi e in altri tempi.
La traiettoria che favorirà l’incontro di Pasquale Prunas con Guido Mannajuolo e di “SUD” con “Al blu di Prussia” inizia nel 1945 a casa del comandante della Nunziatella, dove Pasquale invita gli amici (che si chiamano Luigi Compagnone, Raffaele La Capria, Antonio Ghirelli, Giuseppe Patroni-Griffi, Franco Rosi, Tommaso Giglio, Gianni Scognamiglio, Carla De Riso e Anna Maria Ortese) non per intrattenere gli oziosi rituali della sua casta, ma per dare vita a un’originalissima esperienza culturale che sarà anche politica. E’ la rivista “SUD” di cui escono sette numeri (1945-47). Non sono pochi, anzi, paradossalmente sono tanti, troppi. Sono sette numeri brucianti sulle cui pagine crescono talenti, si consumano polemiche, si sviluppano idee, si propongono scoperte, si commentano autori ancora inediti in Italia, si scrive di arte, cinema in modo nuovo. Si fa del giornalismo "sociale". Pagine traboccanti. Sette numeri che parlano anche di Napoli, certo, ma come ne avrebbe parlato un espressionista. La Napoli di “SUD” è una Napoli disegnata con l'asprezza di Grosz e la disperazione di Goya, dove il "colore" è aborrito come il peggiore dei delitti contro l'umanità dolente di un Sud post-bellico che non ha geografia.
Sette numeri in cui il carattere di Pasquale Prunas si sviluppa in maniera vertiginosa. Basta fare attenzione alla grafica. Dalla gabbia verticale del primo numero si arriva progressivamente a un modello di gabbia giocata su fasce orizzontali, dove il lettering acquista peso e l'illustrazione, grafica e fotografica, assume un ruolo autonomo.
“SUD” esce il 15 novembre 1945, una quarantina di giorni dopo Il Politecnico. Il paragone con il giornale diretto da Elio Vittorini è inevitabile, anche cronologicamente. Ma dal paragone escono soprattutto le differenze. Pasquale Prunas era allo stesso tempo Elio Vittorini e Albe Steiner (il grafico del Politecnico), era grafico e intellettuale. Certo, la polemica che si aprì sulle pagine di “SUD” a proposito di una poesia di Gianni Scognamiglio, tra Alberto Iacoviello e Prunas, rievoca la polemica quasi coeva Togliatti-Vittorini. E Prunas rivendica contro l'argomentare "contenutistico" di Iacoviello l'argomento estetico, "la validità poetica" dei versi di Scognamiglio.
Lungo la strada, vengono attratti dalle pagine di “SUD” anche Rocco Scotellaro, Vasco
Pratolini (i primi due capitoli di Cronaca Familiare, ancora in stesura), Carlo Muscetta (Cultura e Anarchia, sull'ultimo numero) e altri nomi che "saranno famosi". E poi la prima traduzione del saggio di Sartre L'esistenzialismo è un umanesimo; la prima traduzione di uno dei Quartetti di Eliot; la prima traduzione di un'opera poetica di Dylan Thomas; l'ultima lettera, inedita, di Giaime Pintor al fratello Luigi, prima di morire cercando di raggiungere i partigiani.
A Pasquale, però, tutto questo non bastava. La modernità della sua visione non si esauriva nella letteratura e nel giornalismo. Il linguaggio che lo attraeva era globale e sentiva di dover entrare “concretamente” anche nel mondo delle arti figurative, promuovendo l’attività degli artisti che ruotavano intorno alla rivista. “SUD” pubblicava le loro opere, dava loro voce, con loro e su di loro discuteva. Prunas stesso usava la medesima “matita” per disegnare la grafica modernissima di “SUD” e per scrivere i suoi editoriali sempre d’intervento. O per tracciare a mano libera il progetto dettagliato dei due pannelli da montare in croce che avrebbero consentito di portare nelle strade di Napoli la “I MOSTRA MOBILE DELLA GIOVANE PITTURA MERIDIONALE” che il 7 marzo del 1947 propone con una lettera al Sindaco di Napoli (allora, Giuseppe Buonocore). Ma non se ne farà nulla. L’ultimo numero di “SUD” è intestato luglio-settembre 1947.
La prima mostra degli artisti del Gruppo Sud si terrà alla Sala degli ingegneri e degli architetti nel dicembre dello stesso anno. Nel 1948 il Gruppo Sud inizia la stagione delle mostre “Al Blu di Prussia” a cura di Pasquale Prunas. La galleria chiuderà nel 1957 annoverando nel suo Albo d’oro le mostre del Gruppo e degli artisti che lo componevano.
Il Gruppo, le mostre erano il modo che Pasquale aveva per continuare a scrivere/disegnare liberamente quel progetto culturale che non poteva essere comprato da nessuno. L'orgoglio intellettuale lo aveva spinto a non accettare i finanziamenti del PCI (Mario Alicata gli aveva chiesto di cambiare la formula di “SUD” giudicata eccessivamente anarchica). Piuttosto chiude la rivista.
D’altra parte nei sette numeri di “SUD” c'è già l'intera parabola di Pasquale Prunas che sarà intellettuale, giornalista, grafico, aristocratico e rivoluzionario, pronto a passare da un'impresa culturale a un'altra, pronto a investire i suoi beni personali in una visione dell'imprenditoria culturale e dell'informazione dove a contare siano l'indipendenza e la qualità. Nel '53 approderà anche lui, come tanti di quelli che «se ne vanno da Napoli», a Milano. Farà nascere Le Ore, il primo rotocalco in cui il giornalismo italiano ha dato alla fotografia il ruolo di protagonista. Nel '53 uscirà anche Il mare non bagna Napoli di Anna Maria Ortese, libro scritto, come la stessa autrice ammette nella riedizione anastatica di “SUD” (Palomar, 1994), «obbedendo» al «Direttore». Il libro comprendeva anche un'amara rilettura di quell'esperienza (è il capitolo Il silenzio della ragione) che fece indignare i protagonisti (Vittorini volle che fossero citati con nome e cognome). Passarono molti anni prima che la Ortese ripensasse quelle pagine e quella stagione.
Dopo Milano, Prunas scende a Roma e nel '68 inizia una nuova avventura: Il Messaggero, dove ridisegna il giornale e ne dirige l'ufficio grafico fino al 1980. Sono suoi i progetti grafici degli inserti de “La Stampa” “Tuttolibri” e “Tuttoscienze”. Nel 1979 ancora un'altra avventura: insieme ad Alessandro Perrone, l'editore de “Il Messaggero”, fonda una televisione privata, la RTI, che presiede e dirige fino al 1983. Elegante, intelligente, con una forte attenzione per l'"impaginazione" si era conquistata un suo spazio anche commerciale. La monopolizzazione dell'etere ha strangolato anche quest'esperienza. Ma quello che c’era da dire e da fare era stato detto e fatto. E scritto. Nell’Archivio Prunas, tenuto vivo dalla sorella di Pasquale, Renata (è sua la cura della raccolta di lettere di Anna Maria Ortese Alla luce del Sud. Lettere a Pasquale Prunas edito da Archinto e in Francia da Actes Sud) c’è ancora una miniera di idee, testi, progetti modernissimi e sorprendenti.

Le creature di Pasquale Prunas e Guido Mannajuolo, dopo molti anni di letargo sono rinate. Ancora le loro strade si intersecano. Nel 2008 la galleria “Al Blu di Prussia” ha riaperto i battenti. A condurre la galleria e lo spazio multidisciplinare collegato (oggi diretti da Mario Pellegrino), sono i nipoti di Guido, Giuseppe e Patrizia. La rivista “SUD” è tornata a uscire nel 2003 (una redazione internazionale, un editore napoletano, e il sostegno degli ex allievi della Nunziatella) incarnando la visione di quel Sud-Italia-Europa-Mondo per la quale Pasquale Prunas ha lavorato una vita.

Al Blu di Prussia, dal Gruppo Sud al MAC - Arte a Napoli nel dopoguerra

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