A Palazzo Trentini l’inferno e la bellezza di Cirillo Grott
E’ stata inaugurata questo pomeriggio la mostra Grott 30, in calendario presso gli spazi espositivi di Palazzo Trentini dal 14 febbraio al 7 marzo prossimo. La rassegna, dedicata allo straordinario artista di Guardia di Folgaria scomparso il 27 febbraio di 30 anni fa a soli 52 anni, percorre, attraverso 70 opere di scultura, pittura, disegno, l’incredibile ricchezza della produzione di Grott.
Nell’introdurre la mostra il Presidente del Consiglio provinciale Walter Kaswalder, ha ricordato le comuni radici montane a Guardia di Folgaria, “un luogo magico, comunità piccola e molto coesa” e la grande tensione ideale dell’artista, fortemente attaccato al suo territorio e alla continua ricerca di sé e dell’altro. Il Presidente lo ha definito un genio poliedrico, trasversale ed europeo”. E infatti Grott fu un artista nel senso più ampio del termine: nella sua troppo breve esistenza, spiega la curatrice Tiziana Gazzini, sperimentò innumerevoli tecniche e stili, ispirandosi alla vita dell’uomo, con i suoi chiari e i suoi scuri, l’inferno e la bellezza, il dolore e la speranza. E proprio secondo questi due filoni, le stagioni dell’inferno e quelle della bellezza, è organizzato lo spazio espositivo, che più che una rassegna personale sembra una mostra collettiva tanta è la varietà delle opere esposte, che testimoniano la poliedricità di questo grande artista scomparso troppo presto e del quale si conoscono più le sculture, ma che grazie a questa rassegna si rivela anche pittore dal talento fuori dal comune.
Il percorso al piano inferiore del Palazzo introdotto dal Leone dell’Inferno di Dante, prosegue con le opere dedicate all’attualità e al dolore; il bronzo dell’Ultimo sacrificio del partigiano, il bassorilievo della Sopraffazione, il dipinto La guerra, che urla una sofferenza collettiva e implacabile. O ancora, le statue in legno che riprendono i drammi come quello di Longarone, di Stava e del Vietnam, fino a raccontare il dolore della natura nel Teschio di animale preistorico e nei bronzi dedicati ai cavalli prigionieri di catene.
La risalita al piano superiore conduce alla bellezza e alla speranza. Ci sono Gli amanti e altre grandi sculture a soggetto femminile, la Ragazza che si spoglia, la Ballerina, la Dama, ci sono grandi tele dai colori sgargianti che ci rivelano la primavera di Grott, la sua componente più gioiosa, spirito con il quale dipinge anche i ritratti dei propri figli e quello, splendido, della moglie Sandra. E’ qui che trova posto anche La regina, forse il capolavoro dell’artista, un busto femminile scolpito nell’acero che ricorda la Nefertiti del Neues Museum di Berlino. Un’opera di un’eleganza rara, che Grott impiegò quattro anni a scolpire, partendo da un unico tronco.
L’assessora alla cultura del Comune di Folgaria Stefania Schir intervenuta alla mostra ha ricordato la figura di Grott, di cui la comunità va fiera, il suo amore per il paese e l’instancabile lavoro della famiglia nel diffondere la sua opera. Grott fu anche uno dei promotori del progetto “Guardia paese dipinto”, ha aggiunto, con due opere che portano la sua firma.
La moglie Sandra Frisinghelli parla del marito, padre dei suoi tre figli, come di un uomo severo, sopratutto con se stesso, determinato nell’inseguire il suo sogno di artista con grande semplicità e instancabile lavoro, innamorato della sua terra e molto attento all’attualità.
L’artista Silvano Ferretti ricorda l’amico Cirillo Grott come una persona di grande umiltà, la cui durezza nascondeva la riservatezza tipica della gente di montagna, ma anche una grande sensibilità.
Infine il figlio e artista Florian Grott, quindicenne al momento della perdita del padre, racconta che da lui ha ereditato la passione, che è una vera e propria esigenza, quella di rappresentare la vita attraverso l’arte.
Una mostra da non perdere, per riscoprire un artista nostrano, curata da Tiziana Gazzini insieme a Florian Grott, figlio minore dell’artista.
Dal lunedì al venerdì e il sabato fino a mezzogiorno, in via Manci 27 a Trento. Fino al 7 marzo prossimo.
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